LA RIVISTA

Whatever. A Transdisciplinary Journal of Queer Theories and Studies

Whatever ha ricevuto il riconoscimento come rivista scientifica per l’Area 10, 11 e 14 e come rivista scientifica di fascia A per l’Area 11, Settore 11/C4.

 

Fin dagli albori, il queer ha dimostrato nelle circostanze più diverse la sua imprevedibile produttività, la sua vitalità incoercibile, il suo rifiuto incondizionato di lasciarsi circoscrivere, definire, addomesticare.

Com’è ovvio, il queer occupa una posizione salda nel campo degli studi LGBTI, dove ha rapidamente conseguito un meritato riconoscimento planetario; inoltre oggi studiosi e attivisti in tutto il mondo lo stanno sviluppando in una serie di direzioni innovative ed entusiasmanti, come (per non menzionarne che alcune) il neuroqueer, l’animal queer, le economie queer, le pedagogie queer o le politiche queer delle migrazioni.

Il loro lavoro ardito e originale testimonia nella maniera più convincente la produttività e la vitalità di un gruppo di teorie che meritano di essere più ampiamente conosciute ed applicate, sia nell’accademia, nell’insegnamento e nella ricerca, sia nell’attivismo e nella rappresentanza e nelle decisioni politiche.

Vorremmo che Whatever ospitasse, facilitasse e promuovesse una conversazione tra gli studiosi che lavorano con queste teorie, quali che siano i loro interessi di ricerca, le loro scelte metodologiche e le loro affiliazioni disciplinari.

Al livello più astratto, il programma di ricerca queer è imperniato sulla messa in questione delle categorie e sulla decostruzione delle performances. Pertanto, un approccio seriamente queer allo studio e alla ricerca non può non prendere le mosse da una messa in questione delle categorie e delle performance che definiscono le identità normali e normative degli studiosi nella forma in cui vengono costituite, e in cui ne viene pretesa e ricompensata la rappresentazione.

Due dei costrutti più fondamentali nella produzione della normatività accademica sono il sistema delle discipline, con le sue definizioni, i suoi confini e le sue gerarchie, e l’opposizione tra specialisti e profani, che implica la sistematica svalutazione delle esperienze e delle forme di conoscenza dei secondi, e la sfiducia nelle loro capacità di conseguire una conoscenza valida e approfondita della loro stessa condizione, e di elaborare soluzioni praticabili ai loro stessi problemi.

Le forme e i dispositivi della normatività e dell’oppressione si sovrappongono e si rafforzano reciprocamente. Questo rende non soltanto intellettualmente semplicistica ma anche politicamente futile qualsiasi fede in un’epistemologia riduzionista fatta di discipline separate. La teoria queer non è un banale passatempo bensì uno strumento fondamentale ed efficace di cambiamento: in essa può trovare spazio qualsiasi prospettiva disciplinare perché il mondo è più complesso di qualsiasi sua possibile rappresentazione, qualsiasi metodologia perché il mondo è più complesso di qualsiasi suo possibile modello.

Mettere in questione le categorie disciplinari e metodologiche su cui si fonda il lavoro degli studiosi non vuol dire essere disciplinarmente incompetenti o metodologicamente ingenui: vuol dire avere una visione lucida e matura dei limiti di qualsiasi metodo e dell’arbitrarietà di tutti i confini disciplinari.

Oltre a celebrare le radici affettive del queer con un’allusione al recente libro di Maria Bello, Whatever desidera sottolineare la differenza tra la mancanza di consapevolezza metodologica e disciplinare di “anything goes” e l’eclettismo responsabile e autoriflessivo di “whatever works”. Che, naturalmente, può essere letto sia come un atto di accettazione onnicomprensiva sia come un’affermazione dei punti di forza della flessibilità.

Nel suo rifiuto di accettare che le questioni vengano definite e circoscritte dai confini disciplinari, e nel suo tendere alla co-produzione di una forma di conoscenza contestuale, incarnata, metodologicamente consapevole e politicamente attiva dove vengano coinvolti, ascoltati e rispettati non solo gli “specialisti” di vari campi ma anche i profani, la transdisciplinarità va riconosciuta e celebrata come una parte vitale e fondamentale di qualsiasi progetto intellettualmente ed eticamente responsabile di applicazione e diffusione delle teorie queer.
Whatever è una rivista peer-reviewed, online, open-access che accetta contributi in francese, inglese, italiano, spagnolo e tedesco.